Dalle
terme greco-romane al termalismo dell'ultima generazione Tra ieri ed oggi, terme, salute e fitness La
pratica delle abluzioni rituali si rintraccia presso tutti i popoli quasi in
ogni epoca storica, anche se nella Grecia arcaica la cura del corpo non aveva
solo carattere religioso: gli eroi di Omero, infatti, si riprendevano dalle
fatiche di un viaggio o di una battaglia o si presentavano come ospiti in casa
di amici dopo essersi sottoposti al bagno. Proprio così, lavandolo, la vecchia
nutrice riconosce Ulisse, che aveva assunto sembianze di mendicante per
rientrare ad Itaca. Soltanto
a partire dal VI secolo a. C., quando Atene abolì le antiche leggi che
vietavano l’impianto di bagni pubblici entro la cinta della città, iniziarono
ad apparire le terme come accessori di ginnasi e palestre. Il bagno praticato
dai greci in acqua fredda ritenuta rinvigorente, laddove l’uso dell’acqua
calda era considerato frivolo e poco virile, consisteva in rapide docce o
abluzioni in vasche di marmo. Era sempre inserito tra i giochi ginnici, la lotta
nella palestra e le discussioni filosofiche nell’abside dell’esedra. Era,
insieme, elemento di separazione e crasi tra massimo sforzo fisico e ricerca
intellettuale. Ma
l’importanza raggiunta dalle terme a Roma e nei suoi territori non sarà più
eguagliata, sia per le invenzioni dei romani, esperti tecnici ed ingegneri, sia
per la connotazione sociologica che ad esse si attribuì, deputate come furono
ad assicurare al “civis”, attraverso la cura del corpo, benessere fisico ed
armonia spirituale, concretizzazione visibile del loro celebre detto: “Mens
sana in corpore sano”. Le
terme, dunque, furono il luogo di rigenerazione quotidiana alla portata di tutti
– ed ecco il costo simbolico del biglietto - , ma insieme luogo di
aggregazione sociale, dove i romani trascorrevano il tempo libero dal lavoro,
che iniziava all’alba e terminava nel primo pomeriggio. E proprio a
mezzogiorno si aprivano le terme, a consentire il ristoro del bagno in comune,
l’incontro con gli amici, le discussioni d’affari e di politica. Gli
edifici termali dei romani erano costituiti da vari ambienti collegati
razionalmente tra di loro, anche se non tutti sempre presenti nelle varie terme,
né necessariamente nella stessa sequenza. Dall’ingresso si passava ad una
prima sala destinata a spogliatoio, l’ “apodyterium”, in comunicazione con
il “tepidarium”, etimologicamente “stanza del bagno tiepido”, ma spesso
sprovvisto di vasca ed adibito come luogo di sosta a temperatura moderata, prima
dell’accesso al “calidarium”, fortemente riscaldato e dotato di “ labrum”,
per il bagno caldo. Dopo il massaggio ci si tuffava nelle vasche colme d’acqua
fredda del “frigidarium”. Il
congegno delle “suspensurae” o “hypocausti” e del doppio pavimento con
relativa intercapedine per la circolazione dell’aria calda è invenzione del
mercante d’ostriche Sergio Orata, vissuto nel I secolo come ricorda Plinio,
riportando anche il compiacimento del famoso medico del tempo, Asclepiade. E
certo Sergio Orata, che era di Baia, trasse ispirazione per il suo sistema di
riscaldamento proprio dal complesso termo - sanitario del luogo, che utilizzava
le caldissime fumarole vulcaniche della collina. L’introduzione
del bagno ad aria calda e dei suoi ambienti a temperatura differenziata cambiano
funzioni e dimensioni del ginnasio
greco del V secolo a. C. Le terme di Caracalla,
infatti, potrebbero contenere numerosi ginnasi dalle dimensioni di quello di
Priene, mentre l’esedra non è più destinata all’insegnamento, ma al
riposo. “Servi
solerti…trasportano nel sottosuolo fascine e ciocchi di legna, a tenere accesi
i fuochi – scrive Seneca a Lucilio - …altri scivolano qua e là,
nient’altro che ombre nella densa nebbia del vapore, portando pile di
asciugamani e anforette d’olio profumato per i massaggi…amici giocondi si
salutano ad alta voce…furfanti temerari s’allontanano con un bel mucchio di
vestiti…Un gran chiasso alle terme…ma se ne esce rinati…E se stai bene –
conclude Seneca – è tutto merito delle terme e benedici chi le ha inventate
per la salute dei romani: un segno di civiltà più ancora delle conquiste di
Augusto”. E un dono prezioso anche per noi, stressati contemporanei
del terzo millennio.
Ursula S. Buendia All right reserved ©
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